I cittadini sono tutti uguali di fronte alla legge, ai diritti, ai doveri, ed alla crisi!
Ad un dibattito pubblico erano invitati giovani rappresentanti di varie categorie del tessuto sociale ed economico grossetano: lo studente, lo studioso, l’operaio, l’imprenditore. La riflessione in questo caso verte sul capire le motivazioni che hanno portato ad invitare come rappresentante dei giovani imprenditori un barista. La categoria economica della somministrazione di bevande e alcolici in questo momento si fa notare abbastanza bene nel territorio grossetano. Emerge specialmente la sera o la notte quando questo tipo di locali svolgono a pieno il loro servizio. Passando in certe strade non si possono non notare folti gruppi di persone che sostano all’interno e all’esterno di questi locali. Il servizio consiste nell’offerta di bevande e cibi stuzzichevoli che conciliano la sosta fra amici e conoscenti. L’effetto che ne risulta è di una piacevole permanenza anche in compagnia della musica. Insomma tale attività risulta consona e gradita ad un vasto pubblico.Come sentito dire anche nel dibattito, capita che per aprire un bar si debbano o si impieghino fondi familiari provenienti da liquidazioni o accantonamenti quindi si compiano grandi sacrifici e si affrontino elevati rischi.
Adesso vorrei spostare il ragionamento su quanto negli anni sia stato fatto per questa città perché la si potesse dotare di potenzialità produttive. Quali erano negli anni passati i percorsi da fare per portare Grosseto ad aprirsi a vari interessi economici? C’erano o non c’erano? Se c’erano sono stati aperti tutti i canali perché la si potesse consegnare ai giovani di oggi al fine di poterne trarre un reddito? Io non lo so e me lo chiedo. Come detto in altre occasioni una città dovrebbe essere un organismo vivo, che possa offrire più opportunità possibili per soddisfare le esigenze dei cittadini. In ogni città ci sono servizi, concorrenza, vocazioni, intenzioni, impegni, volontà, passando dalle scienze alla sanità allo svago all’industria all’artigianato alla tecnica, ecc.
La varietà crea ricchezza e opportunità. La riflessione a questo punto è sostanziata in questa domanda: la rappresentanza di un barista come esempio di imprenditoria sottolinea un sintomo o si tratta di scelta casuale che avrebbe potuto altrimenti portare al dibattito un’azienda impegnata nella chimica, nella biologia, nell’architettura, nell’economia, nella finanza od altro?
In ogni caso anche non potendo avere la risposta nulla ci vieta di trarre conclusioni, ovvero, se il modello economico della città di Grosseto è un bar bisogna ragionare su che cosa siano serviti l’apertura di corsi universitari o su quali sbocchi imprenditoriali abbiano portato gli istituti tecnici negli ultimi venti anni. Le famose e sbandierate eccellenze grossetane da chi sono rappresentate?
Da cittadini qualunque ci sembra che la politica locale abbia prodotto un ceto sociale cospicuo di persone “infilate” nelle istituzioni più po’ meno pubbliche ramificandosi e gerarchizzandosi, generando stipendi sicuri a fronte di risultati virtuosi per l’intera comunità ancora da dimostrare, e da un’altra parte una schiera di “avventurieri” che basano o credono di essere imprenditori solo perché in questo periodo va di moda l’happy-hour. Va poi detto ad onor del vero che recentemente si sono “premiate” e messe sotto i riflettori del successo imprenditoriale tipologie considerate fondamentali come l’edilizia tout-cour, quella cioè del matton per ritto e della mestola. Si va dicendo che tale categoria sia fondamentale e che da essa derivi lo sviluppo di un territorio. In questo non sono d’accordo. Quel tipo di edilizia è conseguente ad uno sviluppo di altri settori, quelli davvero virtuosi, cioè tutto quello che a Grosseto è sempre mancato, tranne pochi casi. Per capirci le aziende virtuose sono quelle che vendono fuori da dove avviene la produzione. Un’azienda di mobili è virtuosa, un’azienda di motori è virtuosa, un’azienda metalmeccanica è virtuosa, un’azienda di tessuti è virtuosa, un’azienda di componentistica è virtuosa. A coprire le esigenze di questo tipo di aziende che debbono produrre e vendere fuori, interviene allora l’edilizia, a sua volta suddivisa fra quella industriale-commerciale e poi infine quella abitativa. A Grosseto si è partiti e rimasti da e a quest’ultima. Ovvero, le case si comprano con i soldi che si fanno vendendo qualcosa. Un territorio si arricchisce così, non con gli apparati statali e roba simile. Ma per campare, chi si è dedicato alla politica, non avendo iniziativa imprenditoriale o si è “infilato” in Provincia, Comune, Regione, Stato, o con la politica fine a sé stessa, il lunario lo ha sbarcato e lo sta sbarcando ugualmente. Poi non ci lamentiamo se arrivano i cinesi e con cinque euro tagliano fuori i nostri capelli e i nostri hair-stylist maremmani, affittano superfici commerciali proibitive per gli “imprenditori” maremmani, oppure arrivano le catene dei supermercati che con la polpettina profumata dei 1000 euro illudono i nostri giovani. Dovremo abituarci al nuovo “cinismo”? I cittadini sono tutti uguali di fronte alla legge, ai diritti, ai doveri, ed alla crisi! Ah già! Diimenticavo: tutti gli animali son uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri!
Adesso vorrei spostare il ragionamento su quanto negli anni sia stato fatto per questa città perché la si potesse dotare di potenzialità produttive. Quali erano negli anni passati i percorsi da fare per portare Grosseto ad aprirsi a vari interessi economici? C’erano o non c’erano? Se c’erano sono stati aperti tutti i canali perché la si potesse consegnare ai giovani di oggi al fine di poterne trarre un reddito? Io non lo so e me lo chiedo. Come detto in altre occasioni una città dovrebbe essere un organismo vivo, che possa offrire più opportunità possibili per soddisfare le esigenze dei cittadini. In ogni città ci sono servizi, concorrenza, vocazioni, intenzioni, impegni, volontà, passando dalle scienze alla sanità allo svago all’industria all’artigianato alla tecnica, ecc.
La varietà crea ricchezza e opportunità. La riflessione a questo punto è sostanziata in questa domanda: la rappresentanza di un barista come esempio di imprenditoria sottolinea un sintomo o si tratta di scelta casuale che avrebbe potuto altrimenti portare al dibattito un’azienda impegnata nella chimica, nella biologia, nell’architettura, nell’economia, nella finanza od altro?
In ogni caso anche non potendo avere la risposta nulla ci vieta di trarre conclusioni, ovvero, se il modello economico della città di Grosseto è un bar bisogna ragionare su che cosa siano serviti l’apertura di corsi universitari o su quali sbocchi imprenditoriali abbiano portato gli istituti tecnici negli ultimi venti anni. Le famose e sbandierate eccellenze grossetane da chi sono rappresentate?
Da cittadini qualunque ci sembra che la politica locale abbia prodotto un ceto sociale cospicuo di persone “infilate” nelle istituzioni più po’ meno pubbliche ramificandosi e gerarchizzandosi, generando stipendi sicuri a fronte di risultati virtuosi per l’intera comunità ancora da dimostrare, e da un’altra parte una schiera di “avventurieri” che basano o credono di essere imprenditori solo perché in questo periodo va di moda l’happy-hour. Va poi detto ad onor del vero che recentemente si sono “premiate” e messe sotto i riflettori del successo imprenditoriale tipologie considerate fondamentali come l’edilizia tout-cour, quella cioè del matton per ritto e della mestola. Si va dicendo che tale categoria sia fondamentale e che da essa derivi lo sviluppo di un territorio. In questo non sono d’accordo. Quel tipo di edilizia è conseguente ad uno sviluppo di altri settori, quelli davvero virtuosi, cioè tutto quello che a Grosseto è sempre mancato, tranne pochi casi. Per capirci le aziende virtuose sono quelle che vendono fuori da dove avviene la produzione. Un’azienda di mobili è virtuosa, un’azienda di motori è virtuosa, un’azienda metalmeccanica è virtuosa, un’azienda di tessuti è virtuosa, un’azienda di componentistica è virtuosa. A coprire le esigenze di questo tipo di aziende che debbono produrre e vendere fuori, interviene allora l’edilizia, a sua volta suddivisa fra quella industriale-commerciale e poi infine quella abitativa. A Grosseto si è partiti e rimasti da e a quest’ultima. Ovvero, le case si comprano con i soldi che si fanno vendendo qualcosa. Un territorio si arricchisce così, non con gli apparati statali e roba simile. Ma per campare, chi si è dedicato alla politica, non avendo iniziativa imprenditoriale o si è “infilato” in Provincia, Comune, Regione, Stato, o con la politica fine a sé stessa, il lunario lo ha sbarcato e lo sta sbarcando ugualmente. Poi non ci lamentiamo se arrivano i cinesi e con cinque euro tagliano fuori i nostri capelli e i nostri hair-stylist maremmani, affittano superfici commerciali proibitive per gli “imprenditori” maremmani, oppure arrivano le catene dei supermercati che con la polpettina profumata dei 1000 euro illudono i nostri giovani. Dovremo abituarci al nuovo “cinismo”? I cittadini sono tutti uguali di fronte alla legge, ai diritti, ai doveri, ed alla crisi! Ah già! Diimenticavo: tutti gli animali son uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri!
Commenti
Posta un commento