antropizzazione
Su molti libri scolastici di geografia o su certi atlanti ci sono delle belle illustrazioni che descrivono la sequenza delle modificazioni del territorio nel tempo. Da sinistra a destra si vede la stessa porzione di terreno che da naturale, raffigurato con alberi, fiumi, colline, si trasforma. In successione, compaiono casupole, recinti, stradelli, poi ancora strade, case, fabbriche, ponti, tralicci. Tali illustrazioni ci fanno capire che gli uomini, scelto un territorio, lo antropizzano cioè, vi si stanziano per viverci in comunità per svolgere le varie attività. I casi sono molto variabili ma certamente l'antropizzazione di un territorio segue vari sviluppi a seconda della storia, delle risorse, delle attività che si dipanano, si generano. Alcuni territori si specializzano in agricoltura, altri in industria, ecc.ecc.
Il tutto con una più o meno graduale evoluzione. Ammettiamo ad esempio di scegliere un territorio pianeggiante a pochi chilometri dal mare coronato da colline e da una montagna, solcato da un fiume e da vari torrenti. Supponiamo anche che questo territorio sia paludoso. Immaginiamo di vederlo illustrato con questa conformazione primitiva. Immaginiamo ora di vedere le successive illustrazioni con iniziali interventi antropizzanti: vedremo casupole, stradelli, torrette di guardia disposte sulla costa marina e poi ancora, via via che il “tempo” passa, ridursi il territorio paludoso, giacché uomini infaticabili sottraggono acqua e ne ricavano terra fertile. Le terre fertili assumono sempre più un aspetto ordinato sintomo di un utilizzo agrario produttivo. Segue un'altra vista dove si vedono gruppetti di case che piano piano si addensano, si uniscono e danno forma ad un villaggio e quindi ad un paese. I campi divengono sempre più ordinati, sfruttati, si infittiscono le strade, i ponti, le file di alberi.
Questo fenomeno, con “disegni” più o meno simili è avvenuto dovunque. L'uomo, o per propria volontà pionieristica o perché mandato da altri uomini ha trasformato i territori per assoggettarli alle proprie necessità. Negli anni, nei secoli, le capacità, l'iniziativa, la volontà, le necessità, le imposizioni eccetera, hanno spinto l'uomo a trasformare i luoghi dove vivere. Si sono formati, ma talvolta sono degenerati, territori prima antropizzati e poi ritornati al loro stato naturale, primitivo. Oppure, certi territori hanno visto profonde trasformazioni proprio per le specializzazioni che si sono via via definite. Certi luoghi nella loro storia di secoli hanno messo in luce le loro peculiarità grazie alle attività svolte dagli uomini che hanno usufruito delle risorse naturali presenti. Sono nate quindi città intorno alle fabbriche come si studia a scuola nei capitoli riguardanti la rivoluzione industriale. Luoghi cioè in cui la presenza di molto carbone unita all'invenzione della macchina a vapore, si sono specializzati nell'industria tessile o di produzione dell'acciaio ecc ecc.
Guerre, invenzioni, tendenze, scelte, hanno condizionato, modificato i territori. Sono nate città con case, palazzi, luoghi di culto, torri, ponti. Si sono instaurati interessi commerciali, scambi fra città. Le specializzazioni hanno generato e fatto sviluppare gli scambi. Alla base di tutto quindi ci sono le attività umane inerenti la produzione di beni da cui ne è derivato il radicarsi dello stanziamento.
Il tutto con una più o meno graduale evoluzione. Ammettiamo ad esempio di scegliere un territorio pianeggiante a pochi chilometri dal mare coronato da colline e da una montagna, solcato da un fiume e da vari torrenti. Supponiamo anche che questo territorio sia paludoso. Immaginiamo di vederlo illustrato con questa conformazione primitiva. Immaginiamo ora di vedere le successive illustrazioni con iniziali interventi antropizzanti: vedremo casupole, stradelli, torrette di guardia disposte sulla costa marina e poi ancora, via via che il “tempo” passa, ridursi il territorio paludoso, giacché uomini infaticabili sottraggono acqua e ne ricavano terra fertile. Le terre fertili assumono sempre più un aspetto ordinato sintomo di un utilizzo agrario produttivo. Segue un'altra vista dove si vedono gruppetti di case che piano piano si addensano, si uniscono e danno forma ad un villaggio e quindi ad un paese. I campi divengono sempre più ordinati, sfruttati, si infittiscono le strade, i ponti, le file di alberi.
Questo fenomeno, con “disegni” più o meno simili è avvenuto dovunque. L'uomo, o per propria volontà pionieristica o perché mandato da altri uomini ha trasformato i territori per assoggettarli alle proprie necessità. Negli anni, nei secoli, le capacità, l'iniziativa, la volontà, le necessità, le imposizioni eccetera, hanno spinto l'uomo a trasformare i luoghi dove vivere. Si sono formati, ma talvolta sono degenerati, territori prima antropizzati e poi ritornati al loro stato naturale, primitivo. Oppure, certi territori hanno visto profonde trasformazioni proprio per le specializzazioni che si sono via via definite. Certi luoghi nella loro storia di secoli hanno messo in luce le loro peculiarità grazie alle attività svolte dagli uomini che hanno usufruito delle risorse naturali presenti. Sono nate quindi città intorno alle fabbriche come si studia a scuola nei capitoli riguardanti la rivoluzione industriale. Luoghi cioè in cui la presenza di molto carbone unita all'invenzione della macchina a vapore, si sono specializzati nell'industria tessile o di produzione dell'acciaio ecc ecc.
Guerre, invenzioni, tendenze, scelte, hanno condizionato, modificato i territori. Sono nate città con case, palazzi, luoghi di culto, torri, ponti. Si sono instaurati interessi commerciali, scambi fra città. Le specializzazioni hanno generato e fatto sviluppare gli scambi. Alla base di tutto quindi ci sono le attività umane inerenti la produzione di beni da cui ne è derivato il radicarsi dello stanziamento.
Il costruito, inteso come tutto ciò che è servito alla permanenza dell'uomo è dunque nato da tutta una serie di esigenze, che lo hanno anticipato.
Volendo adesso considerare tutto quanto detto finora una premessa, possiamo dire che l'attività del costruire edifici è sempre andata di pari passo con le altre attività umane, ma possiamo anche dire che l'attività edilizia sia stata un'esigenza conseguente alle intenzioni umane. Finora l'approccio a queste constatazioni è stato piuttosto elementare, didascalico, ma dobbiamo renderci conto che l'antropizzazione dei territori ha fatto maturare consapevolezza ed al consolidamento e studio di questi fenomeni è stato dato un nome: urbanistica. I termini antropizzazione e urbanistica hanno un'origine importante : άνθρωπος = ànthropos= uomo; urbànus da ùrbs (città, urbe) e desinenza -anus, indicante appartenenza, non altro
Ripercorrendo ancora una volta quanto già detto, a seconda dei regimi di governo vigenti, nei secoli, l'uomo ha determinato le regole del controllo del territorio. Controllo nel senso che da uno sviluppo spontaneo, diciamo primitivo, è stato via via “progettato”, disegnato, previsto, definito, proprio andando più o meno incontro alle volonta di chi lo abitava, di chi lo governava, di chi ne aveva il possesso . Tutto questo, capiamo bene con vari equilibri dovuti appunto alle dominanti. Questi aspetti, si trovano descritti, analizzati, studiati e riportati in quantità infinite di libri . Nei tempi, le città, i territori hanno visto altalenanti prevalenze. La singola vita di un uomo difficilmente può cogliere questi aspetti. La singola vita di un uomo, ma anche il tempo del compiersi di due generazioni, possono cogliere soltanto aspetti che lo riguardano singolarmente e non può, non possono riassumere la “storia” di un territorio. Le attività umane, quando si depositano, si affermano, si confermano, vanno a dare origine e condensarsi nella cosiddetta cultura. Il ripetersi delle stesse attività per molte generazioni conferisce ai territori le cosiddette vocazioni, le cosiddette peculiarità, caratteristiche. La sedimentazione, il ripetersi nel corso degli anni di determinate operazioni restituisce la fotografia, la cartolina di una città.
Certamente per “leggere”, interpretare i “segni” su una città, per trarre diagnosi, risultati, bisogna avere le conoscenze per farlo, e prima ancora avere la consapevolezza che ciò sia possibile farlo e che, con tali strumenti, sia possibile governare, indicare, prevedere ciò che in una città, da un territorio sia possibile ottenere, volere, pretendere. Chi lo fa, chi ne ha le possibilità, chi ne ha il mandato o l'autorità per farlo controlla il territorio più o meno limpidamente a seconda dei regimi di governo vigenti.
In determinati periodi il territorio ha subito sbilanciamenti, forzature più o meno sopportabili, a volte recuperabili, a volte meno.
A volte questo è accaduto con la consapevolezza, a volte invece lasciandosi andare alla leggerezza. A volte sul controllo del territorio sono intervenute forze economiche che non sono state controbilanciate da altri interessi ed i segni leggibili sono più o meno manifesti. Ovvero, talvolta in certi territori ha prevalso l'empiricità delle regole, a volte la superficialità, a volte l'incompetenza, a volte la conoscenza, l'esperienza, il rigore, la sobrietà, la determinazione od altro. Un fulcro sempre presente nella storia delle città è stato il concetto di interesse economico che non sempre ha coinciso con depauperamento del territorio e non sempre a discapito di altri protagonisti della trasformazione cittadina.
Non vi è prova ad esempio che certe attività conducano imprescindibilmente allo svilimento di un luogo. L'ignoranza e l'avventatezza invece provocano ed hanno provocato i maggiori danni più o meno sanabili. La storia dimostra che per quanto si voglia insistere con qualcosa di superficiale, di mediocre, prima o poi il territorio mette in luce il risultato. La riprova è constatabile andando appunto a confrontare più luoghi. L'antropizzazione di più luoghi, messa a confronto, ci fa capire quali siano le scelte vincenti e quali quelle destinate all'inesorabile declino. A parità di mezzi usati, gli effetti possono talvolta essere eclatanti. Generalmente sono state “premiate” le scelte che hanno analizzato le risorse disponibili e le varianti adottabili senza fermarsi alla prima o all'unica soluzione conosciuta. Determinate forze che hanno avuto modo di affermarsi, ad un certo punto hanno raggiunto il loro limite di azione e sono quindi entrate in crisi, dalla cui crisi difficilmente sono potute uscire proprio per i loro intrinseci limiti. Solo eventi macroterritoriali e macrotemporali hanno potuto generare cambiamenti che non necessariamente le hanno rimesse in gioco.
L'ultima era, quella che stiamo vivendo, sicuramente è degna di nota. Perché degna di nota? Perché mai come adesso è possibile fare il lavoro di confronto, cioè quel lavoro che “smaschera” chi ha fatto il disinvolto! Sicuramente, proprio come abbiamo già detto, servono le capacità di osservazione, che non sono poca cosa, ma il poter avere accesso a infinite immagini, testi, commenti, descrizioni, informazioni tecnologiche, viaggi, può “fermare” chi ha fatto dell'inerzia, dell'ignoranza, dell'arroganza, della troppa disinvoltura il proprio stendardo e quand'anche a certi soggetti non interessasse del confronto diretto con sparuti corpuscoli innocui che si accorgono di tali comportamenti, a fare “giustizia” quella inesorabile, ci pensa chi ha giocato le carte dello studio, del rigore scientifico, della ricerca, della tecnologia. Potremmo definirle una specie di “invasioni barbariche” all'incontrario!
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