comunismo, capitalismo o comunismo-capitalismo
L'Unione Sovietica e la Cina avevano introdotto dai primi decenni del '900 un sistema sociale definito comunista. Ciò che vigeva in quel tipo di società era un'organizzazione statalista ovvero, le persone avevano un solo “padrone”, cioè lo Stato.
Lo Stato creava lavoro e remunerazione senza bisogno di un sistema economico basato sulla concorrenza commerciale. Ovvero non esistevano le imprese private come nel sistema antagonista, quello capitalistico.
Abbiamo visto poi come sono andate le cose. Uno Stato accentratore di tutta la materia economica, almeno per le esperienze esistite, non ha retto, é finito.
Adesso veniamo in Italia, nel presente.
In Italia vige il sistema sociale capitalistico, basato sulla libera iniziativa.
Ma non solo! Parallelamente al sistema della libera concorrenza è attivo anche un sistema economico per me indefinibile, quantomeno ibrido. Ovvero, esiste una parte della società che svolge tutte le proprie attività nel sistema della libera concorrenza, tranne che una, quella del lavoro. Cioé, percepisce il compenso per il lavoro dallo Stato, ovvero come se fosse in uno Stato comunista, appunto dove il datore di lavoro è lo Stato ( vedi sopra quando si descriveva in sistema sociale comunista).
Quindi una parte della società italiana vive a pieno nella libera iniziativa mentre una parte vive “con una gamba di qua e una di là”. Vogliamo dire che una parte della società italiana é capitalistica e una parte é capitalistico- comunista.
Vediamo meglio. Un'azienda italiana inserita nella libera concorrenza è organizzata con una propria gerarchia di addetti, dal proprietario ai dipendenti. Alla base dell'esistenza di questa impresa c'è il libero mercato ovvero quest'azienda deve creare un prodotto o servizio appetibile per qualcuno, e dal mercato ne consegue la propria esistenza. Quando poi il mercato, per motivi più o meno semplici o complessi ( situazione attuale) crolla o non riesce più a mantenere la normale vitalità si genera la famigerata crisi.
In questa crisi ci deve lasciare le penne solo la fetta di società inserita nel sistema capitalistico, cioè quella dedita alla libera concorrenza o ce le dovrebbe lasciare un po' anche quella fetta di società pseudo-comunista sopra descritta?
Io personalmente conosco molte persone che potrei definire ( per usare i termini più noti alla generazione di adulti) liberiste, che sono impiegate e pagate dallo Stato, ovvero, per me vivono a tutti gli effetti come nell' Unione Sovietica o nella Cina, i paesi statalisti di un tempo, cioè non conoscono il libero mercato e della concorrenza, se non per approvazione e sostegno politico ideale, ma nei fatti sono a pieno inserite in quel sistema sociale. Semplifichiamo dicendo che nei fatti il loro "padrone" è lo Stato ( vedi comunismo) e i soldi se li vanno a spendere nel libero mercato ( vedi capitalismo).
Ma se viviamo in democrazia, la crisi non dovrebbe essere per tutti? Avete mai sentito parlare di qualcuno che lavori in enti pubblici che non percepisca lo stipendio? Io no, se non per casi sporadici che non cambiano la regola, ma conosco molte persone che, titolari o dipendenti di aziende private, sono a casa senza più niente, niente! Né soldi, né lavoro.
Allora il comunismo a qualcosa forse serve vero? Di sicuro a quelli che hanno come padrone lo Stato, ai liberisti che per lo Stato lavorano. Potremmo dire che il comunismo ci ha salvati, se non a tutti, ma a molti sì! E pensiamo all'angoscia che attanaglia tutti quei liberisti che percepiscono lo stipendio dallo Stato, in contrasto con il loro spirito anticomunista!
Lo Stato creava lavoro e remunerazione senza bisogno di un sistema economico basato sulla concorrenza commerciale. Ovvero non esistevano le imprese private come nel sistema antagonista, quello capitalistico.
Abbiamo visto poi come sono andate le cose. Uno Stato accentratore di tutta la materia economica, almeno per le esperienze esistite, non ha retto, é finito.
Adesso veniamo in Italia, nel presente.
In Italia vige il sistema sociale capitalistico, basato sulla libera iniziativa.
Ma non solo! Parallelamente al sistema della libera concorrenza è attivo anche un sistema economico per me indefinibile, quantomeno ibrido. Ovvero, esiste una parte della società che svolge tutte le proprie attività nel sistema della libera concorrenza, tranne che una, quella del lavoro. Cioé, percepisce il compenso per il lavoro dallo Stato, ovvero come se fosse in uno Stato comunista, appunto dove il datore di lavoro è lo Stato ( vedi sopra quando si descriveva in sistema sociale comunista).
Quindi una parte della società italiana vive a pieno nella libera iniziativa mentre una parte vive “con una gamba di qua e una di là”. Vogliamo dire che una parte della società italiana é capitalistica e una parte é capitalistico- comunista.
Vediamo meglio. Un'azienda italiana inserita nella libera concorrenza è organizzata con una propria gerarchia di addetti, dal proprietario ai dipendenti. Alla base dell'esistenza di questa impresa c'è il libero mercato ovvero quest'azienda deve creare un prodotto o servizio appetibile per qualcuno, e dal mercato ne consegue la propria esistenza. Quando poi il mercato, per motivi più o meno semplici o complessi ( situazione attuale) crolla o non riesce più a mantenere la normale vitalità si genera la famigerata crisi.
In questa crisi ci deve lasciare le penne solo la fetta di società inserita nel sistema capitalistico, cioè quella dedita alla libera concorrenza o ce le dovrebbe lasciare un po' anche quella fetta di società pseudo-comunista sopra descritta?
Io personalmente conosco molte persone che potrei definire ( per usare i termini più noti alla generazione di adulti) liberiste, che sono impiegate e pagate dallo Stato, ovvero, per me vivono a tutti gli effetti come nell' Unione Sovietica o nella Cina, i paesi statalisti di un tempo, cioè non conoscono il libero mercato e della concorrenza, se non per approvazione e sostegno politico ideale, ma nei fatti sono a pieno inserite in quel sistema sociale. Semplifichiamo dicendo che nei fatti il loro "padrone" è lo Stato ( vedi comunismo) e i soldi se li vanno a spendere nel libero mercato ( vedi capitalismo).
Ma se viviamo in democrazia, la crisi non dovrebbe essere per tutti? Avete mai sentito parlare di qualcuno che lavori in enti pubblici che non percepisca lo stipendio? Io no, se non per casi sporadici che non cambiano la regola, ma conosco molte persone che, titolari o dipendenti di aziende private, sono a casa senza più niente, niente! Né soldi, né lavoro.
Allora il comunismo a qualcosa forse serve vero? Di sicuro a quelli che hanno come padrone lo Stato, ai liberisti che per lo Stato lavorano. Potremmo dire che il comunismo ci ha salvati, se non a tutti, ma a molti sì! E pensiamo all'angoscia che attanaglia tutti quei liberisti che percepiscono lo stipendio dallo Stato, in contrasto con il loro spirito anticomunista!
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